La nostra storia

Il Centro Popolare si pone in continuità ideale e politica con le associazioni politiche aventi la medesima principale ispirazione, in Trentino, nel periodo dell’appartenenza all’Impero Austro-ungarico, l’Unione Politica Popolare del Trentino (1904), trasformatasi nel 1905 nel Partito Popolare del Trentino, in Italia, dopo l’annessione, il Partito Popolare Italiano (1919) e dopo la parentesi fascista, la Democrazia Cristiana. Figura di riferimento principale è quella di Alcide Degasperi, protagonista di tutte le appena ricordate espressioni della presenza politica di ispirazione cristiana.

A livello europeo il Centro Popolare si riconosce del Partito Popolare Europeo, interpretato secondo lo spirito dei suoi fondatori.

Il Centro Popolare è la denominazione attuale del partito che fu la Democrazia Cristiana Trentina, parte della Democrazia Cristiana dotata di particolare autonomia (compresa quella di tesseramento), che nel 1994 con assemblea provinciale dei soci assunse (in accordo con il partito nazionale DC rappresentato dall’on. Alcide Berloffa a ciò delegato dal Segretario politico Mino Martinazzoli) la denominazione di PARTITO POPOLARE DEL TRENTINO, dotato di parziale autonomia nei confronti del partito nazionale (Statuto, tesseramento, organizzazione, scelta dei candidati anche per elezioni nazionali, alleanze provinciali), ma parte di esso, DC che verrà sciolta (o trasformata) pochi giorni dopo l’assemblea trentina costituendo  il Partito Popolare Italiano.

Con successivi passaggi deliberativi a norma di Statuto (assemblee provinciali di tutti gli iscritti) il Partito Popolare del Trentino ha successivamente assunto la denominazione di CRISTIANI DEMOCRATICI UNITI DEL TRENTINO, di IL CENTRO –UNIONE POPOLARE del TRENTINO e infine di CENTRO POPOLARE.  La denominazione Centro è intesa a richiamare continuità ideale con una delle denominazioni che la presenza politica organizzata di cattolici aveva assunto nell’Impero Austro-ungarico e in Germania, adottata anche, per la sua polisemia, per facilitare l’adesione di persone di diversa ispirazione e tradizione e che non si sentono né di destra né di sinistra.

I cambi di denominazione sono connessi  per lo più a cambiamenti avvenuti nello scenario nazionale; da DC del Trentino a Partito Popolare del Trentino con anticipazione del passaggio da DC a PPI; da PPT a CDU del Trentino con la spaccatura nazionale del PPI (Rocco Buttiglione –Gerardo Bianco e la creazione dei CDU e del PPI-Gonfalone), dai CDU del Trentino a Il Centro-Unione Popolare del Trentino come anticipazione (per le elezioni regionali-provinciali) della  creazione dell’UNIONE DEMOCRATICA DELLA REPUBBLICA (UDR di F. Cossiga, 1998) con l’adesione ad essa dei CDU (e quindi anche dei CDU del Trentino); da Il Centro –UPT a CENTRO POPOLARE  come allargamento  nel Trentino (per elezioni regionali-provinciali) a persone coinvolte nell’iniziativa di Sergio D’Antoni e Giulio Andreotti che porterà poi al partito Democrazia Europea (che nel 2002 confluirà con CDU e CCD nell’ UNIONE DEI DEMOCRATICI  CRISTIANI E DEI DEMOCRATICI DI CENTRO (UDC) rinominata UNIONE DI CENTRO nel 2008).

Il Centro Popolare aveva proposto all’UDC, neo costituita, di godere del medesimo status di autonomia che aveva nel CDU, ma l’UDC ha rifiutato. Di conseguenza esso ha mantenuto una sua autonomia totale, facendo però parte il suo eletto in Parlamento (Renzo Gubert) del gruppo parlamentare dell’UDC al Senato. Terminata tale legame tramite gruppo parlamentare (2006), il Centro Popolare ha cercato collegamenti con partiti nazionali di simile ispirazione. Si è così federato con la Democrazia Cristiana per le Autonomie fondata come partito nel 2005 dall’on. Gianfranco Rotondi)e quando DCA ha aderito al neo-costituito partito Popolo delle Libertà, ne è venuto a far parte anche il Centro Popolare, peraltro sub-condicione circa l’approvazione di uno Statuto del PdL che dichiarasse la prevalente ispirazione cristiana, fosse improntato nel suo funzionamento ai principi della democrazia partecipativa e riconoscesse forme di autonomia per i livelli locali e provinciali-regionali. Nel 1° Congresso del PdL di Roma (2009) lo Statuto approvato quasi all’unanimità (solo 4 voti contrari, tra i quali quello di Gubert, del Centro Popolare) non rispettava le condizioni poste e così in nel suo successivo Congresso, il 3°, il 20 giugno 2009, il Centro Popolare uscì dal PdL.

Il Centro Popolare ha continuato successivamente a cercare collegamenti con movimenti e partiti miranti a ricostruire in Italia un partito di ispirazione cristiana. Molti gli incontri e le dichiarazioni di intenti. Tra di essi il fatto più rilevante è stata la ripresa di attività del partito storico Democrazia Cristiana, a seguito di sentenza definitiva della Cassazione (2010), che la DC non era mai stata legittimamente sciolta. Il tentativo di ricostituirne gli organi in un Congresso a Roma nel 2012 è stato dichiarato nullo dal Tribunale di Roma. Per iniziativa del prof. Nino Luciani di Bologna, su istanza di iscritti DC del 1992-93, che hanno dato delega a tal fine a 5 soci, tra i quali Renzo Gubert, il Tribunale di Roma ha peraltro disposto ai sensi del Codice Civile la convocazione dell’Assemblea dei soci della DC (che avevano confermato nel 2012 di volerlo ancora essere o che lo confermavano in occasione dell’Assemblea ), che a Roma, il 26 febbraio 2017, hanno eletto quasi all’unanimità l’on. Gianni Fontana a Presidente del partito. Il Centro Popolare nel suo ultimo Congresso del 20 maggio 2017, ha dichiarato di essere interessato alla ripresa di attività della DC, fungendo da suo promotore, assieme a chi lo vorrà, nel Trentino.

In attuazione di ciò il Coordinamento Provinciale ha deliberato successivamente di stabilire con la DC nazionale il patto di “speciale e duratura collaborazione” che lo Statuto prevede, mantenendo al Centro Popolare funzioni di controllo e di elaborazione politica e affidando alla Democrazia Cristiana le funzioni più strettamente politiche relative a candidature alle elezioni, programmi ed alleanze. Come da Statuto, il Coordinamento del Centro Popolare potrà sempre disdire tale patto di collaborazione se vengono meno i presupposti in base ai quali esso è stato stipulato. La Direzione nazionale della DC ha preso atto ed accettato con soddisfazione di tale patto.

Il Centro Popolare nelle diverse denominazioni avute, ha avuto rappresentanti eletti nelle istituzioni comunali e comprensoriali trentine, regionale-provinciale e nazionale. Dopo che nel dicembre 1992 era stato eletto segretario della DC Renzo Gubert e che nel gennaio 1993 la magistratura inquirente aveva accusato di violazioni di legge  esponenti di spicco della DC, e dopo che la lista DC, in autunno, (di fatto già PPT, denominazione poi del gruppo consigliare) aveva eletto 9 consiglieri regionali-provinciali (la DC Trentina ne aveva prima 17 su 35, con Presidenze della Regione Trentino-Alto Adige e della Provincia Autonoma di Trento), nel 1994 sono stati eletti 2 parlamentari, sen. Aldo Degaudenz e on.Renzo Gubert (entrambi nella quota proporzionale nel Patto per l’Italia-PPI). Nelle successive elezioni i consiglieri regionali-provinciali si sono ridotti prima a 4 e poi a 2, fino a non riuscire ad eleggerne alcuno (tutte le volte per pochissimi voti) e i parlamentari ridotti a 1 fino al 2006. Nel 2006 fu presentata una candidatura autonoma nel Collegio senatoriale di Pergine (Renzo Gubert), raggiungendo l’11% dei voti e mancando l’elezione.

Pochissimi i consiglieri comunali e di Comunità di valle attualmente in carica, presentatisi in liste civiche.

Nella XIII legislatura, a partire dal marzo 1999, Il Centro-UPD, è stato una componente riconosciuta del Gruppo Misto del Senato, dopo che il gruppo UDR, cui come ex CDU il sen. Gubert aveva aderito, aveva tolto al sen. Gubert la nomina nella Commissione Bilancio a causa della mancata fiducia (in dissenso dal gruppo) da lui espressa per il Governo D’Alema. Sfiduciato dall’UDR, il parlamentare de Il Centro-UPD aveva aderito al Gruppo Misto, costituendone una componente, consultata nella successiva crisi di governo anche dal Capo dello Stato.

Le alleanze politiche a livello nazionale sono passate dal Patto per l’Italia del 1994 (PPI e Patto Segni) all’alleanza di centro-destra nel 1996 e nel 2001 a una candidatura autonoma, come sopra richiamato, per il Collegio senatoriale della Valsugana nel 2006. A livello provinciale si è passati da un’alleanza con il Partito Autonomista Trentino Tirolese e altri partiti minori di centro-sinistra nel 1993 a posizioni di opposizione al centro-sinistra nel 1998, all’alleanza denominata “Casa dei Trentini” (PATT con centro-sinistra) nel 2003 (nessun eletto), ad alleanze civiche di centro-destra nel 2008 (parte della Casa delle Libertà, nessun eletto) e nel 2013 (patto con la Civica Trentina, nessun eletto). Le elezioni, quando mancate, lo sono sempre state per pochissimi voti, a cominciare dal 1996 (collegio Camera della Valsugana, candidato Aldo Degaudenz).

Il Centro Popolare, congiuntamente con l’UDC, ha partecipato con una lista alla coalizione “popolare autonomista per il cambiamento” che si è presentata per le elezioni provinciali-regionali del 2018. Ha dato un contributo di rilievo alla stesura del programma della coalizione. Per pochissimi voti tale lista ha mancato l’elezione di un consigliere, ma ha portato un contributo decisivo alla vittoria della coalizione, con candidato Presidente Fugatti, della Lega Nord.  Il Centro Popolare, tramite la stabile collaborazione con la DC, ha  altresì sostenuto la presentazione della lista comune DC-UDC alle comunali di Trento del 2020, anche in questo caso mancando per pochi voti l’elezione di un consigliere, ma consentendo alla coalizione guidata da Marcello Carli di ottenere un consigliere in più.

In concomitanza con la perdita di consensi elettorali, si è verificata anche una perdita di iscritti, passando dai circa 15.000 della DC dell’epoca pre-crisi (segreteria di Paolo Piccoli) alle poche decine attuali, l’ultimo “resto” di persone che hanno creduto e credono nella fecondità della visione cristiana della vita e della società per animare un partito che concorra al perseguimento del bene comune.

La tradizione alle spalle è grande e le illusioni che nuove formazioni politiche che hanno a fondamento l’ammirazione per un “capo” nutrita anche da abili usi dei mezzi di comunicazione o da tentativi elitari di “democrazia elettronica” siano in grado di assicurare scelte politiche adeguate stanno per svelarsi come tali. Il processo faticoso di ricostruire dai frammenti una presenza politica di esplicita e prevalente ispirazione cristiana ha preso avvio. Il Centro Popolare intende mantenere accesa la fiammella della speranza.

Ora il Centro Popolare riunisce persone che intendono operare per mantenere accesa la speranza che in Trentino e in Italia torni ad essere significativo il contributo che il pensiero sociale cristiano può portare al bene comune, ritenendo che la frammentazione succedutasi dal 1994 in poi abbia portato all’irrilevanza di tale contributo. Non è più il tempo di un partito di massa come fu la DC, rincorrerlo annacquando l’identità ideale del partito o mescolandola con altre in un insieme disomogeneo per avere un partito con molti consensi sembra una strada inefficace per un significativo contributo. Meglio pensare al riguardo ad alleanze con altri partiti, se servono per il governo o per tener conto di leggi elettorali maggioritarie.

Grandi manifestazioni di popolo come quelle del “Family Day”, cui il Centro Popolare ha aderito con la partecipazione di suoi responsabili, segnalano come la domanda politica di molti cristiani non trovi adeguata risposta dall’attuale offerta politica. Non mancano le riflessioni e le scelte programmatiche, che il Centro Popolare ha elaborato in proprio e ha contribuito a determinarle a livello nazionale (Associazione Democrazia Cristiana, Federazione dei Popolari e altre iniziative). Manca la capacità di dare vita a un soggetto politico unitario, pur nell’acquisita consapevolezza della legittimità del pluralismo delle scelte politiche, ma anche della necessità di valutare l’efficacia di tali scelte. Il Centro Popolare intende operare per costruire il massimo di unità politica possibile di chi si ispira al pensiero sociale cristiano, convinto che essa sia assai più incisiva della dispersione in frammenti di piccoli partiti, di correnti di partito di diversa ispirazione o di nessuna ispirazione che non sia la ricerca pragmatica del consenso.